Waterfront, lungomare corso Garibaldi e Crown Plaza

Castellammare di Stabia, Italia

Waterfront, lungomare corso Garibaldi e Crown Plaza
Castellammare di Stabia (NA)
2006

programma: Overview per l’architettura italiana – concorso, mostra e convegno internazionale: Waterfront lungomare corso Garibaldi – Crown Plaza, Castellammare di Stabia
superficie: 6,7 he
committente: Fondazione Annali dell’Architettura e delle Città
progetto: Alfonso Femia *
immagini: ©Atelier(s) Alfonso Femia
modello: Danilo Trogu
“Lo spazio pubblico. La “villa”. Il luogo mediterraneo ricco di incontri e di scambi.
Non è il giardino, il parco che troviamo nei paralleli geografici a nord del sud.
Una linea a spessore variabile da rendere più densa possibile, che sappia impossessarsi dei luoghi dimenticati, dei luoghi senza speranza.
” AF
Alla ricerca del luogo perduto
Si rimane sospesi… di fronte alle forti contraddizioni che spesso in luoghi dove si doveva solo comprendere, rispettare, l’uomo abbia, con forte volontà, cercato di rompere qualsiasi possibilità di dialogo… o ci abbia seriamente provato. Contraddizione… forse perché tutto ciò si traduce anche in un fascino perverso… per chi, oggi? Mai troppo semplice per chi vive quei luoghi, sempre troppo fugace per chi li attraversa.
Dare una “visione come immagine” ad una possibile strategia di “riscatto” è un azione che si muove sul doppio filo dell’arbitrio e dell’inutile.
Non vogliamo correre su questo continuo leitmotif dell’immagine come momento estemporaneo per sognare idee che dimenticano Castellamare per rifugiarsi in altri mondi, necessari solo per autogratificazioni effimere.
Vogliamo criticamente rappresentare un’idea di rapporto con il luogo, reinterpretando le linee e le forme del suo essere “organismo”, ora sano ora malato, attingendo dalle sue differenti modalità di vita, sfiorando e appropriandosi quasi della banalità degli usi reali della città. Dovunque essa sia.
Lo spazio pubblico. La “villa”. Il luogo mediterraneo ricco di incontri e di scambi.
Non è il giardino, il parco che troviamo nei paralleli geografici a nord del sud.
Una linea a spessore variabile da rendere più densa possibile, che sappia impossessarsi dei luoghi dimenticati, dei luoghi senza speranza.
In questa nuova massa verde che come una colata lavica si dispone nello spazio fisico libero e allo stesso tempo libera lo spazio fisico costretto, tre punti (le due piazze e la stazione marittima-objet trouvè) ed una superficie (il luogo che non c’è) tentano un riequilibrio, sovrapponendosi e dichiarandosi come elementi artificiali che ricercano con coraggio un dialogo interrotto, ora pragmatico ora magico, senza la presunzione di voler risolvere definitivamente ma… riflettere.
Abbiamo bisogno del sud, sempre di più.