Policlinico Maggiore

Milano, Italia

Policlinico Maggiore
Milano, Italia
2007

programma: concorso internazionale di progettazione per la Riqualificazione dell’area Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena di Milano: area Materno Infantile, Polo Medico, funzioni di servizio (diagnostiche, ambulatori, laboratori clinici, servizio mortuario, anatomia patologica, farmacia, reparto psichiatria, prelievi) e servizi generali (lavanderia, preparazione pasti degenti, mensa dipendenti)
> superficie totale: 137 000 m2
> area d’intervento: 76 489 m2
> area Materno Infantile: 42 032 m2
> polo Medico: 16 336 m2
> parcheggi: 1000
committente: Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena
progetto: Alfonso Femia * con Nickl & Partner Architekten
ingegneria strutturale e impiantistica: AI Studio, AI Engineering
viabilità e infrastrutture: Stefano Migliaro
ingegneria acustica: Wolfgang Sorge
immagini: ©Atelier(s) Alfonso Femia & Liquid Diamond
“Un ospedale al centro come luogo urbano.
Come un luogo di percorsi che si ramifica e costruisce
un centro. Come una sequenza di spazi ora naturali
ora artificiali, ora urbani ora “privati”.
Lentamente ci allontaniamo dai rumori e entriamo
in un silenzio fatto di percezioni.
Il passato entra nel futuro.
Il futuro dialoga con discrezione con il presente.” AF
Milano.
Una città sempre più territorio che forse non ha più un centro.
Un centro che forse dal territorio si vuole sempre più differenziare.
Un centro che nei servizi ritorna ad essere risposta urbana prima che metropolitana.
Un centro che nei capisaldi dei suoi luoghi fondativi rimanda ogni identità e visione futura.
Un centro fatto di episodi che diventano un unicum.
Un centro dove sapientemente le “soglie” di spazi differenti si confondono l’uno con l’altro.
Un centro dove ad un ordine preciso e autorevole spesso succede un caos senza autorevolezza.

Milano.
Ha bisogno di risposte specifiche.
Ha bisogno di riappropriarsi dei vuoti per ridare identità ai pieni.
Ha bisogno di completarsi e non di sovrapporsi.
Un ospedale al centro come luogo urbano.
Come un luogo di percorsi che si ramifica e costruisce un centro.
Come una sequenza di spazi ora naturali ora artificiali, ora urbani ora “privati”.
Lentamente ci allontaniamo dai rumori e entriamo in un silenzio fatto di percezioni.
Il passato entra nel futuro,
Il futuro dialoga con discrezione con il presente.

Ora tra i riflessi, ora tra i colori di un nuovo contesto, attraversiamo e ci orientiamo attraverso un nuovo centro.
La ricerca dell’ombra diventa occasione di un racconto mutevole, rarefazione di un interno che guarda verso l’esterno come alla vita.
La ricerca di un luogo intimo diventa la risposta di un luogo pubblico.
Un edificio deve essere risposta molteplice.
Un edificio pubblico deve essere una risposta responsabile.