Master Plan Santa Cesarea Terme

Santa Cesarea Terme (LE), Italia

Master Plan Santa Cesarea Terme
Santa Cesarea Terme (LE), Italia
2010

programma: Progetto preliminare per Master Plan e residenze
> superficie infrastrutture: 130 000 m2
> superficie edificazione privata: 77 000 m2
> superficie aree verdi: 134 000 m2
committente: Brioschi
progetto: Alfonso Femia * con Rudy Ricciotti
progettazione paesaggistica: Alfonso Femia * con Ori&Arienti
ingegneria strutturale e impiantistica: AI Engineering, AI Studio
progettazione ambientale: AI Engineering, Ori&Airenti
aspetti urbanistici: Paolo Pomodoro
viabilità e infrastrutture: Centro Studi Traffico, Stefano Migliaro
immagini: ©Atelier(s) Alfonso Femia & Attu Studio
modello: ©Atelier(s) Alfonso Femia
“Un atto fondativo: una filiera dell’acqua che come una fonte meravigliosa costruirà una ricca sequenza di giardini e la riconquista dell’uso della terra; ridurre e contenere l’insediamento tra due linee, quella naturale della altimetria del luogo e quella fondativa della linea d’acqua.” AF
“Di un ‘territorio’ non godi le 7 o le 77 meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda…”
(Italo Calvino, Le città invisibili)

Sud-Puglia-Santa Cesarea Terme
La filiera dell’acqua: fondazione, energia, rinascita

Bari, Fasano, Ostuni, Santa Cesarea Terme, Otranto, Lecce…
Un piano… differenti livelli.
La terra.
La terra è un tuttuno con l’ulivo.
A Fasano, tra le puntuali Masserie, i tronchi secolari si contorgono su stessi in un vorticoso fascio di nervi e di tempo … hanno seguito il naturale e continuo giro del sole, delle stagioni, della luce.
Tra natura e gestualità umane, la natura diviene artificio.
Ed ecco presentarsi il paradosso, l’artificio diviene natura.
La logica del consumo veloce e rapace lascia dietro di se rifiuti e scarti pesanti. Un territorio così unitario mal li sopporta … ma onestamente e con sguardo preciso occorre fare i conti con tutto ciò.
La luce debole e i colori del verde assumono sfumature specifiche. Il giallo-bianco del tufo è il giusto complemento dei grigi-verdi della struttura-ulivo, del colore cangiante delle pietre.
Un tufo luminoso racconta tutto il suo essere sabbia più che pietra, fragile più che solido, legato al tempo più che alla storia. Lecce non potrebbe avere il suo barocco senza avere questo tipo di tufo, non potrebbe avere questa luce che dal suo
barocco e dal suo tufo sorge più che dal sole che in esso si riflette.
E’ tutto sospeso.
Sia lo spazio, sia il tempo.
E’ il senso della terra, del sud.
Venticinque chiese, il vuoto più urbano e pregnante mai visto, piazza del Duomo, raccontano una città dove la Chiesa e forse non Dio, ne ha forgiato struttura, atmosfere e senso del peccato.
E’ strano come la presenza ossessiva dei luoghi di culto cristiano inducono ad un pensiero in bilico tra costante peccato e ricerca dell’immediato perdono e poco alla fede.
Generosità e ospitalità, il mezzogiorno continua a rimarcare questi aspetti sopra ogni altra cosa.
Come violare un territorio già violato.
Come violarlo, senso del peccato, cercandone il perdono con fede.
La visione è il viaggio dal mare.
E’ la storia, è la visione archetipa e millenaria della conquista, più che la violazione, di un territorio. Il mare, qui, è orizzonte. La conquista del territorio e la sua ri-fondazione dovrà avvenire secondo le modalità delle antiche civiltà, dove il luogo era scoperta e risorsa, bellezza e vita.
Ne saremo capaci?
Ci permetteranno di seminare il dubbio e il timore di peccare se non saremo giusti?
Noi abbiamo fede e la natura e il lupo bianco ci verrà in aiuto.