Palasport di Oristano

Oristano, Italia

Oristano gymn complex
Oristano, Italia
2009

programma: Concorso di progettazione per la realizzazione del nuovo Palazzetto dello Sport di Oristano
> superficie totale: 16 000 m2
> superficie funzionale:
palazzetto dello sport: 10 372 m2
aree esterne e skate park: 5 190 m2
committente: Comune di Oristano
progetto: Alfonso Femia *
immagini: ©Atelier(s) Alfonso Femia
“Un manufatto che si radica a terra e con la terra, come una tartaruga che esce dalla sua corazza per scoprire dove si ritrova.
Muri terrosi, incrostati da scale ‘fossili’, ci introducono con sorpresa in una ‘cattedrale’ di luce bianca.” AF
Spesso i luoghi della collettività quando si identificano con un edificio non sono in grado di andare oltre la mera funzionalità o la sola rappresentatività.
La colpa è sicuramente degli architetti o dei facenti funzione, che irresponsabilmente non “dialogano” e non ricercano la risposta (il progetto) nella dimensione e nella “voce” del luogo.
Alcuni luoghi, alcuni contesti, sono particolarmente più difficili di altri se non vi è la possibilità di “ancorarsi” a valori e principi fondativi che in qualche maniera rappresentano i caratteri o la “storia” del luogo dove dovrebbe nascere un nuovo organismo, una nuova architettura.
Spesso noi ricerchiamo l’edificio che forse “esiste già” in quel luogo, che nessuno ha mai rivelato, e che occorre pertanto rivelare.
Spesso lo riportiamo da un tempo “passato” e lo inseriamo nel presente, dove il passato rappresenta una poetica ed una metafisica del contesto, rifiutando l’ambigua e arbitraria sovrapposizione di un mero linguaggio ora architettonico, ora autoreferenziale, ora banalmente “funzionale”.
Allora ciò che anticipa l’edificio è un luogo punteggiato e ombreggiato da elementi di natura rurale e domestica (un pergolato gigante…) capace di introdurre con la natura un luogo, di creare un luogo di relazioni, uno spazio intermedio che possa vivere nei diversi momenti.
Un manufatto che si radica a terra e con la terra, come una tartaruga che esce dalla sua corazza per scoprire dove si ritrova.
Muri terrosi, incrostati da scale “fossili”, ci introducono con sorpresa in una “cattedrale” di luce bianca.
Il delicato contrasto e lo stupore è tanto: una “nuvola” ricopre l’anfiteatro apparentemente brutale ma che nasce dal luogo e al contesto appartiene.
La vita è dentro ed è fuori.
L’interno e l’esterno dialogano creando luoghi intermedi di relazioni e di incontri, dispositivi percettivi del paesaggio.
L’eco dei giocatori nell’arena riempie di gioia il pubblico che oggi più che mai si sente ad Oristano.