Bì – Museo del giocattolo e delle arti

Cormano (MI), Italia

Bì – Museo del giocattolo e delle arti
Cormano (MI), Italia
2005-2010

programma: Riqualificazione ed ampliamento di un ex edificio industriale: Bi La fabbrica del Gioco e delle Arti – museo del giocattolo e del bambino, centro per l’infanzia, biblioteca, teatro, caffetteria
> superficie: 2 000 m2
> ingresso-caffetteria: 150 m2
> teatro: 360 m2
> biblioteca: 200 m2
> museo: 400 m2
> uffici: 200 m2
> laboratorio teatrale: 200 m2
committente: Comune di Cormano
progetto: Alfonso Femia * con Area Progetti, David Palterer
ingegneria strutturale: Buonomo Veglia srl
ingegneria impiantistica: Ferro & Cerioni
immagini: ©Atelier(s) Alfonso Femia
fotografia: ©E.Caviola
“Anche qui le colpe sono quelle del presente, la forza è quella del passato. Un vecchio edificio rinascerà per ospitare dei bambini, diamogli qualcosa di magico con cui difendersi dalla perseverante mediocrità con cui si continua ad abusare della città.” AF
Il grande animale con strisce o macchie, con molte gambe e due code-scale, da mondi lontani, che potrebbe addirittura essere mostruoso o selvaggio, mai visto ma meravigliosamente immaginato (dipinto, narrato, filmato), qui, nella periferia di Milano; si alza sulle proprie zampe per lasciare la strada e permettere il passaggio delle macchine; scivola nella vecchia fabbrica, familiare e amata, con coraggio e senza violenza.
Il grande animale misteriosamente arrivato dal mondo di Rousseau e Salgari nella periferia di Milano, sembra appartenere ai grandi sogni dell’infanzia. Oppure, più che ai sogni dell’infanzia, alla scoperta, anche sorprendente, di un mondo “non familiare” (unheimliche di Freud), o un mondo che ha perso i suoi noti aspetti familiari, e che ci avvicina inaspettatamente alla percezione della realtà e della verità.
Come nella trama e nelle immagini di “Nel paese dei mostri selvaggi” (Spike Jonze, USA 2009, un film basato sul libro scritto da M. Sendak), dove la fuga dalla famiglia e l’incontro con un mondo di mostri, più o meno buoni, si trasforma in un viaggio di conoscenza, interiore piuttosto che educativa e pedagogica.
L’edificio, risultato di un concorso, ha pertanto l’obiettivo di inventare un luogo, uno spazio, un edificio pubblico, la conversione di un’antica fabbrica presente nella memoria collettiva, che dovrebbe essere in grado di condividere la gioia del divertimento, dell’apprendimento, del gioco.
In altre parole, di Meraviglia.

All’esterno, un grande gioco della campana: lo spazio pubblico viene restituito agli adulti attraverso i giochi e i colori dei loro figli. In fondo non è difficile costruire un edificio pubblico meraviglioso, vale a dire, un edificio capace di produrre Meraviglia. Ed è quasi superfluo ricordare quanto conoscenza e scoperta siano dovute alla Meraviglia. Ma è un dovere in uno strano e sorprendente paese come l’Italia.
All’interno dell’edificio, tutte le funzioni si uniscono: la donazione della collezione di marionette e giocattoli antichi, la biblioteca per bambini che camminano o gattonano, protetti dal ventre della madre-zebra-Zulu, il teatro sperimentale, lo spazio per giocare.