Journal-aaw-BNP-Luc-Boegly.jpg

Nell’indeterminatezza che governa il cambiamento da pandemia, l’unica certezza è che tutto deve fare i conti con la città: gli uffici per primi

di Alfonso Femia - 7 Ottobre 2020

Non abbiamo più voglia di sentire la parola coronavirus. Se non fosse che la CoViD, la conseguenza diretta della diffusione del coronavirus, non accenna ad abbandonare il presidio nelle città di tutto il mondo, potremmo provare – dopo più di sei mesi da quando ne abbiamo faticosamente e forzatamente preso atto – a dimenticarcene. In realtà la pandemia ha segnato profondamente le ritualità, le abitudini, gli obiettivi delle nostre azioni.
Le nostre intenzioni sono cambiate e, dunque, le nostre scelte.
Non possiamo più seguire gli assetti dominanti pre-pandemia perché hanno mostrato tutti i loro limiti, non solo quelli fisici e spaziali legati al distanziamento.

journal-aaw-guzzini-Stefano-Anzini.jpg

The Corner a Milano. Progetto Atelier(s) Alfonso Femia. Fotografia di Stefano Anzini.

È recente (23 settembre) la pubblicazione di una ricerca del McKinsey Global Institute che ha svolto un’indagine (nel mese di giugno di quest’anno) su un campione di 800 manager internazionali di alto profilo.
La pandemia ha modificato profondamente il nostro modo di lavorare a breve termine ed è probabile che la mutazione avrà effetti a lungo termine.
L’indagine ha messo in luce una decisa propensione a ibridare il lavoro da remoto con la tradizionale presenza in ufficio: per il 15 per cento dei dirigenti intervistati, il 10 per cento degli impiegati lavorerà da remoto almeno due giorni alla settimana, (prima del coronavirus era l’8 per cento).

journal-aaw-guzzini-Stefano-Anzini.jpg

Uffici “I Guzzini” a Milano. Progetto Atelier(s) Alfonso Femia. Fotografia di Stefano Anzini.

Tuttavia, non ci sono situazioni nette, né previsioni catastrofiste di abbandono dei luoghi di lavoro modello thedayafter, per quanto riguarda gli uffici.
Placata l’ansia mediatica di dire qualcosa (qualsiasi cosa), questo momento si distingue per una fase di totale incertezza: difficile ragionare su quelle che saranno le prospettive a breve e medio termine del settore ufficio, soprattutto perché il luogo di lavoro è un fattore essenziale che influenza la città e dal quale la città dipende.

Ed è la città il nucleo del cambiamento.
Le ipotesi di inversione di rotta del trend dell’urbanesimo, di abbandono dei centri urbani, di scenari di amena vita rurale appaiono tanto improbabili, quanto lontane.
A dimostrarlo sono gli indicatori immobiliari: a fine luglio è stato presentato il secondo Rapporto sul Mercato immobiliare Nomisma: Elena Molignoni di Nomisma ha chiaramente spiegato come ogni analisi del contesto immobiliare non possa prescindere dallo scenario di famiglie e imprese, poiché la ripresa è condizionata dall’incertezza che frena le decisioni di entrambe. Per quanto riguarda le imprese, il dato rilevante riguarda la debolezza economica: la condizione di fragilità si traduce nella reticenza da parte delle banche ad aprire nuove linee di credito. Non a caso, infatti, soprattutto per quanto riguarda le imprese piccole, la mancanza di liquidità rappresenta un elemento di preoccupazione, aggravata dall’emergenza Covid. Per far fronte a questa situazione, le piccole imprese temono di dover ridurre il numero di dipendenti, mentre per quanto riguarda le medio-grandi si parla di riorganizzazione degli spazi di lavoro e dei processi, così come di accelerare la transizione al digitale.
Nello scenario hard tracciato da Nomisma il prezzo degli uffici calerà del 4 per cento, in quello più soft del 3,1 per cento. Milano guiderà il ritorno a tassi di variazione positivi già a partire dal 2021, nelle ipotesi di scenario “base”.
L’ufficio muterà, non per problemi specifici creati dalla CoViD – 19 (che pure, in una previsione di lunga convivenza con il virus, esistono – la diffusione maggiore in ambienti chiusi, l’uso dei trasporti verticali negli edifici alti, gli impianti di climatizzazione, la pulizia delle superfici, le distanze …), ma perché la CoViD sta cambiando l’inossidabile paradigma urbano dell’edificio come unità di misura della città. Lo spazio tra edificio ed edificio, il modo di fruire, l’ibridazione di tutte le funzioni private e collettive, questa è la traccia per un MO(N)DO nuovo di vivere

 

Dal 6 all’8 ottobre 2020 al Megawatt Court a Milano, una tre giorni dedicata a tutto ciò che gravita e significa ufficio nell’intreccio di relazione con la città. Si chiama All Around Work ed è un progetto pensato e condiviso da Alfonso Femia e Marco Predari.

journal-aaw-Stefano-Anzini.jpg

Edificio per uffici in via San Pietro All’Orto a Milano. Progetto Atelier(s) Alfonso Femia. Fotografia di Stefano Anzini.

Foto d’apertura: nuova sede BNP Paribas a Roma. Progetto Atelier(s) Alfonso Femia. Fotografia Luc Boegly.