In questo 2020 il senso delle cose è cambiato. Il Sud è la nostra miglior occasione

di Alfonso Femia - 20 Settembre 2020

Alfonso Femia apre la terza edizione di Mediterranei Invisibili – Viaggio sullo Stretto.
“Non possiamo più soltanto parlare, per la politica e l’architettura è il momento di agire”

Non avrebbe dovuto essere una quattro giorni e non avrebbe dovuto essere a settembre.
L’idea era che durasse una settimana, a giugno, durante la quale affiancare all’indagine sul territorio, una revisione organica dei temi e delle situazioni che avevamo letto, nelle due precedenti edizioni, in maniera separata.  Sto parlando di Mediterranei Invisibili – Viaggio nello Stretto III, che nonostante la pandemia, abbiamo scelto di intraprendere anche o meglio soprattutto in questo 2020, sia pure riducendo tempi e programmi, per affermare la necessità e la volontà che il Sud non può più essere letto, interpretato e vissuto come lo è stato fino a oggi.
Proprio il 2020 segna la prima dimostrazione di quanto possa essere forte il Sud e quanto questa forza possa sostenere il Paese.
Credo che quello che Mediterranei Invisibili ha rivelato e rivelerà ancora, sia importante per il Paese e, come leggeremo nelle interviste rivolte ai rappresentanti delle Amministrazioni Pubbliche locali, ai Presidenti degli Ordini professionali, agli architetti siciliani e calabresi, il significato delle parole e delle azioni può cambiare se la prospettiva, lo sguardo è diverso e soprattutto se il dialogo e il confronto avviene in situ.
Infrastruttura, scuola, borgo, territorio hanno significati o sfumature differenti a Messina o a Siena o altrove e l’evidenza di questa diversità va potenziata e diffusa.
Non c’è romanticismo nello sguardo di Mediterranei Invisibili. Ogni indagine fa emergere problemi che non possono più chiudersi in un’identità isolata, ma devono esprimersi e risolversi nella connessione con le altre identità.

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Una fotografia di Stefano Anzini della seconda edizione di Mediterranei Invisibili.

Le città stanno nei territori, così come i borghi, così come i paesaggi e le coste e le montagne e il Viaggio nello Stretto rivela le connessioni e l’insieme delle relazioni.
Citando Cyprian Broodbank, autore de “Il Mediterraneo” per Einaudi (2015), forse la narrazione più interessante e brillante riferita al tema, degli ultimi dieci anni, le caratteristiche del Mediterraneo sono assunte come dati di fatto. Ma il sistema Mediterraneo è composto da centri strettamente interconnessi tra di loro, il cui sorprendente sviluppo economico e culturale è diventato modello per il mondo intero. Dice Broodbank “Il Mediterraneo della preistoria, microcosmo dove tutto si è fermato, è il modello perfetto per aiutarci a indagare il mondo globalizzato nel quale viviamo.”
Per esempio, nel passato alcune originalissime civiltà come Cipro e Malta, giunte all’apice dello sviluppo, sono state poi riassorbite nel trend dominante, ed è questo “il lato oscuro della globalizzazione. Un messaggio allarmante per tutti noi”                                               E il Mediterraneo attuale è un mare di relazione?
“sicuramente. Se in passato ha vissuto sia momenti di confronto che di conflitto, il messaggio preponderante che ne emerge è di un luogo di incontro. Un luogo dove gli stereotipi sono costantemente messi in discussione e vanificati. Così Broodbank.
Noi crediamo fortemente che, a partire da questa seconda metà del 2020, le politiche nazionale ed europea debbano investire nel Mediterraneo del sud italiano. Non come atto compassionevole, ma come nuovo centro di energia per l’intero vecchio continente.