L’acqua viene prima di ogni cosa. Se la temperatura del pianeta si alza, l’acqua è la prima causa di morte degli esseri viventi. Per assenza o per eccesso. L’architettura può fare la sua parte

di Alfonso Femia - 14 Agosto 2020

Alla fine dello scorso anno, dopo il dramma australiano degli incendi, il Guardian ha deciso di cambiare le parole con cui si definisce il cambiamento climatico. Obiettivo: rendere più chiaro a tutti di cosa si tratti. L’acqua è materia fondativa, strettamente connessa al clima, cioè non si può parlare di cambiamento climatico senza parlare d’acqua.

Il modo con il quale si comunica il tema acqua e tutti gli aspetti correlati ne determina la comprensione e le azioni successive che vengono messe in atto a livello individuale e collettivo. In questo modo si contribuisce a creare consapevolezza nelle persone.

È evidente il diverso impatto di espressioni quali crisi climatica o emergenza climatica o ancora catastrofe climatica rispetto a cambiamento climatico

Quasi sempre si parla d’acqua in situazioni estreme, con accenti che sottolineano perdite e sofferenze umane e animali e che impressionano fortemente.

L’appello alle coscienze individuali si concentra sui comportamenti virtuosi da adottare, quei vademecum di semplice educazione che fanno sentire molto a posto quando si mettono in pratica: da chiudere l’acqua mentre ti spazzoli i denti a non usare bottigliette di plastica.

Ma c’è molto di più.

Non viene quasi mai comunicato il grande contributo che può dare l’architettura per contenere gli effetti del clima e costruire una relazione armonica con l’acqua.

Eppure, sarebbe oggetto d’interesse per tutti, non solo per gli addetti ai lavori.

L’architettura è una grande risorsa e l’acqua è materia fondamentale per l’architettura, sia nell’interazione visibile sul territorio, sia per gli aspetti funzionali impiantistici, sia per quelli invisibili (l’acqua contenuta nei materiali naturali, nelle vernici, praticamente in tutto quello che serve per costruire).

Per visualizzare cosa significhi acqua per l’architettura, usiamo delle parole riconoscibili che identificano i campi d’intervento: coste dissesto idrogeologico, fiumi, falde, laghi, waterfront, territorio, acqua urbana, fontane, parchi, rete idrica, edifici, impianti, miscelatori … e proviamo a fare un esempio concreto di quanto sia profondo il legame e a dare una dimensione al tema.

foto S.Anzini

E se l’acqua finisse?

Le falde acquifere garantiscono le riserve d’acqua nei diversi territori.

Il World Resources Institute (organizzazione mondiale no profit, focalizzata su sei aree, cibo, foreste, acqua, energia, città, e clima) ha segnalato, in un rapporto dello scorso anno che, a causa dell’innalzamento della temperatura e della conseguente siccità, all’incirca un quarto della popolazione nel mondo attinge alle proprie risorse idriche, in una misura, l’80 per cento circa, preoccupante per il loro futuro. Infatti, prelevando troppa acqua dalle falde, si rischia di non conservarne a sufficienza per periodi di ulteriore rialzo della temperatura e incremento della siccità. I paesi “alto-consumanti” sono quelli della regione mediorientale, Qatar, Israele, Libano e Iran. Ma altri paesi, nella misura di un terzo della popolazione mondiale, utilizzano all’incirca il 40 per cento delle proprie risorse e tra questi c’è anche l’Italia.

Perché si verifica questo? Si prende dalle falde perché c’è bisogno d’acqua per irrigare i terreni coltivati e perché quella nei bacini idrici evapora.

Tra le varie soluzioni suggerite dal World Resources Institute, c’è quella di investire in nuove infrastrutture per il trattamento delle acque e per la conservazione delle piogge.

E qui entrano in gioco sia l’ingegneria, sia l’architettura.

Di nuovo facciamo un esempio concreto: LendLease, la più grande multinazionale nel settore real estate, pone, al centro dei progetti, la ricerca continua di strategie migliorative per affrontare la mutazione ambientale e in particolare la circolarità dell’acqua, acqua zero waste, come elemento sostanziale a qualsiasi scala d’intervento e seleziona progetti di architetture coerenti con queste indicazioni

L’infrastrutturazione dell’acqua è un altro dei temi essenziali che rientra nell’ambito della progettazione.

Faccio qualche esempio legato alla contingenza attuale, la pandemia da coronavirus.

L’acqua è un elemento centrale per prevenire la diffusione del virus, ma la presenza di servizi igienici, di acqua “privata” che scorre senza limitazioni non è così scontata ovunque.

foto: S.Anzini

E se la diffusione del contagio, in India, nei quartieri più poveri di Mumbai dove famiglie composte da dieci persone vivono in una sola stanza e condividono i servizi con altre decine di persone, era scontata fin dagli esordi della pandemia, un timore giustificato,meno atteso è che, anche in Italia, ci siano aree di rischio per gli stessi motivi: dal 2016, nelle regioni centrali, dove si era verificato il terremoto con epicentro ad Amatrice, Visso e Norcia, circa 11mila persone vivono in soluzioni abitative d’emergenza, container o alberghi che rappresentano le uniche case dove poter passare la quarantena. Servizi igienici e mensa sono in comune. Tolentino, paradigmatico della situazione, è un intero villaggio-container che ospita 200 residenti.

Le condizioni al contorno di un’emergenza sono impattanti quanto l’evento principale, sia che si tratti di terremoti, sia di pandemie o altro: molto spesso l’acqua è il fattore invisibile che determina l’aggravamento delle situazioni, provocando nuove emergenze che finiscono per rincorrersi.

La ricchezza d’acqua è rigenerativa anche sotto il profilo psicologico ed emotivo.

L’acqua è la linfa del territorio. Per comprenderlo proviamo a immaginare cosa succederebbe se non riuscissimo a invertire il processo ambientale in corso, in area mediterranea, a “casa nostra”. Come messo in evidenza da Science, in un articolo pubblicato nel 2016, se la temperatura aumentasse di un grado e mezzo nel 2030, il Mediterraneo sarebbe irriconoscibile: morirebbe molta più gente (una nuova “pandemia” da cambiamento climatico) a causa del caldo eccessivo; ci sarebbe meno cibo perché i raccolti si “brucerebbero” per la siccità oppure “affogherebbero” per le inondazioni, a fasi alterne. Le alluvioni aumenterebbero in quantità e intensità significativa mettendo a rischio le nostre già poco manutenute e vecchie infrastrutture, ponti, cavalcavia, percorsi sopraelevati e sollecitando l’acqua, forzosamente confinata, a esondare.Senza parlare della fascia costiera e delle conseguenze economiche sul turismo e sul commercio per la scomparsa di spiagge e porti e dei centri urbani di prossimità.

Che sia urgente agire è fuori discussione

La responsabilità dell’architettura

L’acqua è per me strumento di progetto fin da quando ho cominciato a fare architettura.

Forse proprio a causa della mia personale sensibilità, mi sono sentito chiamato in causa per dare il mio contributo sul tema, diffondendo un’informazione di qualità, immaginando soluzioni concrete, sia che si riesca a mitigare il cambiamento climatico, sia immaginando che gli scenari si trasformino in modo permanente, accettando la fragilità del territorio e trasformando la consapevolezza della fragilità in forza progettuale.

Alla fine dello scorso anno ha avviato un progetto culturale e di ricerca parallelo alla mia attività professionale. Ho “cambiato” le parole dell’acqua, il progetto si chiama “Tempodacqua”, un’espressione che mette a fuoco l’interazione tra tempo e acqua e la dimensione progettuale, cioè la capacità dell’architettura di agire e trasformare.

foto: S.Anzini

In Biennale a Pisa, architetti, urbanisti, designer, artisti internazionali si sono ritrovati per fare il punto sull’aspetto più tangibile del cambiamento climatico: il comportamento dell’acqua in relazione al tempo, Oltre all’adesione della comunità progettuale internazionale, Tempodacqua ha avuto il consenso del Consiglio Nazionale degli Architetti e più di cinquanta Ordini Professionali provinciali, gli Ordini regionali di Toscana, Puglia, Emilia Romagna e le Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, del Mar Adriatico Meridionale e del Mar Ionioche hanno concesso il patrocino valutando il progetto come necessario e condivisibile.

Segnale importante anche il gemellaggio con il progetto Forest Open Night, nell’ambito del programma del Forum Mondiale sulla Forestazione Urbana Milano Calling 2019, che si è svolto in Triennale Milano in coincidenza di data con l’inaugurazione della Biennale di Pisa, il 21 novembre. Stefano Boeri, presidente della Triennale, ha condiviso il progetto Tempodacqua e “il gemellaggio tra i due eventi non si è configurato come mero atto formale, ma come decisa affermazione dell’impegno culturale che il mondo della progettazione italiana sta esprimendo nei confronti dell’ambiente, ricercando azioni concrete per ridurre e mitigare gli effetti del cambiamento climatico.”

La Biennale di Pisa ha ricevuto la Medaglia del Quirinale come evento di particolare interesse, per il quale il Capo dello Stato esprime l’ideale partecipazione.

foto di copertina: l’Arno e Pisa ©S.Anzini