







Edificio 14
Brescia, Italia
2010-2013
programma: Riqualificazione della zona “ex comparto Draco” a Brescia
committente: Regolo srl, Draco srl
Alfonso Femia / Atelier(s) Alfonso Femia con
ingegneria strutturale, impiantistica e ambientale: Ai Engineering srl
impresa: Costruzioni Sandrini srl
fotografia: ©L.Boegly
Brescia, Italia
2010-2013
programma: Riqualificazione della zona “ex comparto Draco” a Brescia
committente: Regolo srl, Draco srl
Alfonso Femia / Atelier(s) Alfonso Femia con
ingegneria strutturale, impiantistica e ambientale: Ai Engineering srl
impresa: Costruzioni Sandrini srl
fotografia: ©L.Boegly
“La materia che diventa ora luce, ora colore, ora trasparenza, ora riflesso, rende cangiante il volume nel suo rapporto urbano sino a diventare fondale ‘Hopperiano’ dal parco, laddove la stratificazione successiva dei recenti “paesaggi” costruiti parla di un reale tra fine secolo e nuovo millennio ancora senza coscienza con colpe e sensi di colpa.”
L’edificio 14 nasce con la destinazione d’uso a uffici e pertanto la volontà è stata quella di pensare un edificio che nella scala, nel rapporto compositivo urbano e con il parco, nel dialogo con la materia, potesse avere una propria identità ma con una sua dialettica diretta e di rimando con l’isolato residenziale a cui volge lo sguardo nell’orizzonte dell’ex area industriale di Brescia.
La tentazione semplice e spesso la sconfitta della contemporaneità è quella di procedere per episodi, frammenti, oggetti, a volte nuovi, in una specie di “mamma libera tutti” che non ci ha resi liberi ma semmai schiavi alla fine di una voglia di dire sempre qualcosa anche quando non si ha nulla da dire, fuori da ruoli di responsabilità, generosità, sincerità.
E’ il processo che ha creato l’archisurfer…figlio legittimo di pseudostar o della voglia di assurgere a star. Cosa poi può avere come relazione il nostro lavoro di architetti con una dimensione da palco e pertanto da star!
L’architetto, l’architettura, deve tornare ad essere responsabile, immaginaria, reale, onirica, capace di entrare in dialogo con luoghi e persone.
Il piccolo edificio 14, apparentemente isolato, ricerca con la sua stratificazione verticale di volumi trasparenti e pieni a rivelare trasparenze, scorci, sguardi, dispositivi di relazione (volume a sbalzo, doppia altezza trasparente, terrazzo filante, …) ogni suo “movimento” vuole essere l’avvio di un dialogo con il luogo, interno ed esterno, la sua percezione, la sua messa in scena.
La materia che diventa ora luce, ora colore, ora trasparenza, ora riflesso, rende cangiante il volume nel suo rapporto urbano sino a diventare fondale “Hopperiano” dal parco, laddove la stratificazione successiva dei recenti “paesaggi” costruiti parla di un reale tra fine secolo e nuovo millennio ancora senza coscienza con colpe e sensi di colpa.
La tentazione semplice e spesso la sconfitta della contemporaneità è quella di procedere per episodi, frammenti, oggetti, a volte nuovi, in una specie di “mamma libera tutti” che non ci ha resi liberi ma semmai schiavi alla fine di una voglia di dire sempre qualcosa anche quando non si ha nulla da dire, fuori da ruoli di responsabilità, generosità, sincerità.
E’ il processo che ha creato l’archisurfer…figlio legittimo di pseudostar o della voglia di assurgere a star. Cosa poi può avere come relazione il nostro lavoro di architetti con una dimensione da palco e pertanto da star!
L’architetto, l’architettura, deve tornare ad essere responsabile, immaginaria, reale, onirica, capace di entrare in dialogo con luoghi e persone.
Il piccolo edificio 14, apparentemente isolato, ricerca con la sua stratificazione verticale di volumi trasparenti e pieni a rivelare trasparenze, scorci, sguardi, dispositivi di relazione (volume a sbalzo, doppia altezza trasparente, terrazzo filante, …) ogni suo “movimento” vuole essere l’avvio di un dialogo con il luogo, interno ed esterno, la sua percezione, la sua messa in scena.
La materia che diventa ora luce, ora colore, ora trasparenza, ora riflesso, rende cangiante il volume nel suo rapporto urbano sino a diventare fondale “Hopperiano” dal parco, laddove la stratificazione successiva dei recenti “paesaggi” costruiti parla di un reale tra fine secolo e nuovo millennio ancora senza coscienza con colpe e sensi di colpa.